Partendo da Bologna si viaggia in macchina per circa un’ora e mezza, si va verso Imola per la Via Emilia e poi rotta su Fiorenzuola, al confine tra Emilia Romagna e Toscana.
Siamo nella Valle del Santerno, che prende il nome dal fiume che scava e impreziosisce questa specifica porzione di mondo. Si attraversano i comuni della zona, Fontanelice e Castel del Rio per esempio, tanto piccoli, quanto silenziosi e vagamente romantici.
Il panorama che si vede oltre il finestrino nella parte finale del viaggio anticipa quello che sarà, una volta giunti a destinazione: colline, rocce, tanto verde e scorci di fiume che si intravedono tra le fronde degli alberi e il ferro dei guard rail.
C’è un ampio parcheggio a 200 metri dall’inizio del percorso a piedi, di fronte a un bar ristorante in cui è possibile comprare tutto quello che avete dimenticato di prendere in città, oppure si può parcheggiare su uno spiazzo al lato della strada proprio a due passi dal punto in cui bisogna necessariamente lasciare le macchine. Imbracciare gli zaini e cominciare a scendere verso la cascata.
Più si scende, più il rumore dell’acqua che cade si fa nitido, si svolta l’angolo ed eccola là: la cascata, in tutta la sua bellezza, non smette mai di rifornire la piscina naturale che col tempo è andata formandosi sotto di essa.
L’acqua è limpida come poche: è possibile vedere i pesci anche a cinque metri di distanza. Da una parte c’è il costone tutto di rocce e vegetazione sparsa qua e là, cespugli rigogliosi e fiori gialli. Dall’altra c’è la riva abbastanza ampia fatta di sassi e zone d’ombra per via degli alberi che la circondano. Diciamo che è tutta natura incontaminata.
La gente comincia ad arrivare per lo più in tarda mattinata e vi resta tutto il pomeriggio anche fino a sera, finché le montagne permettono al sole di affacciarsi su quest’area.
Autore: martina tarantini
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