Il Torrente e le cascate del Dardagna
Il torrente ha origine nell’ampia conca, modellata in parte da antichi ghiacciai, che si approfondisce tra il Corno alle Scale e il monte Spigolino, dove i diversi rami d’acqua attraversano ondulati pendii erbosi per riunirsi poco a monte delle cascate, dando vita a un corso d’acqua copioso che precipita nel folto della faggeta. La presenza delle cascate è legata a più fattori, tra i quali particolare importanza riveste il forte dislivello esistente tra la conca sommitale e le zone vallive intermedie: dal ciglio della cascata più alta alla pozza terminale le acque superano un dislivello complessivo di oltre 100 m. Nella successione delle cascate è ben visibile la presenza di spessi strati arenacei che, più resistenti all’incessante azione erosiva delle acque correnti rispetto agli strati più sottili o a quelli di origine marnosa, formano una sorta di soglia più tenace a cui si deve la struttura a gradinata dei salti d’acqua. L’erosione torrentizia, che opera vivacemente lungo il fondovalle, ha creato morfologie particolarmente aspre lungo tutto il corso del Dardagna e il torrente, oltrepassate le cascate, prosegue la sua corsa impetuosa in un greto mosso da innumerevoli cascatelle e pozze. Nelle ripide e imponenti pareti arenacee dei monti della Riva affiora la trama degli strati arenacei, ritmicamente alternati a quelli marnosi, che caratterizza queste montagne. Fuori dai confini del parco, superato all’altezza di Rocca Corneta il monte Capel Buso, il Dardagna piega verso ovest terminando il suo corso nel torrente Leo, affluente del Panaro, a sua volta tributario del Po.
Le cascate e la valle del Dardagna sono tra i luoghi tra i più belli e caratteristici del parco: immerse nei boschi di faggio, ospitano numerose specie erbacee e fungine rare e una fauna rappresentativa della montagna appenninica. Il primo salto è facilmente raggiungibile da Madonna dell’Acero lungo un sentiero che si sviluppa in gran parte su una strada forestale. Un sentiero con gradini e staccionate di protezione consente di salire i diversi salti ammirandone da vicino lo spettacolare sviluppo. Intorno vegeta un bosco fresco con salici e belle fioriture di maggiociondoli; tra i massi che ingombrano il greto crescono rigogliose le grandi foglie dei farfaracci, il cerfoglio selvatico, un’alta erba con ombrelle di piccoli fiori rosati, e altre erbe caratteristiche dei luoghi umidi.
LA LEGGENDA:
C’erano una volta due pastorelli che ogni estate portavano il gregge ai pascoli del Corno alle Scale. I due, poco più che bambini, erano entrambi sordomuti, ma erano tempi duri e nonostante tutto non esisteva riposo nelle loro estati su pascoli alti.
Un giorno i due furono colti da un improvviso temporale che, nonostante fosse piena estate, si trasformò presto in una furiosa tempesta di neve e ghiaccio. Per loro fortuna videro lì vicino un grande e solido acero sotto il quale trovarono rifugio.
La tempesta aumentava di intensità, i fulmini lampeggiavano intorno e i tuoni sembravano scuotere la terra stessa; i due bambini, spaventati, si raccomandarono alla Madonna in persona la quale, sensibile al pianto delle creature più deboli, apparve tra le fronde dell’acero e con un gesto arrestò la tempesta e donò ai due pastorelli di nuovo l’udito e la favella.
Come segno tangibile del gran miracolo una immagine della Vergine restò impressa sul tronco del grande albero.
Era il 1505.
Autunno alla Madonna dell’Acero Madonna dell’Acero in inverno L’acerone d’inverno la “Madonnina”Madonna dell’Acero
La notizia del prodigio si diffuse come un lampo: il parroco di Rocca Corneta pensò di trasportare l’immagine in parrocchia e di festeggiare l’avvenimento alla presenza del Vescovo ma, il giorno previsto, l’immagine era scomparsa.
La Madonna se n’era tornata all’Acero, sù tra i monti, lasciando segni del suo passaggio sugli alberi lungo il sentiero.
Intorno all’Acero sorse così una cappella, un oratorio e un ostello.
Passarono appena trent’anni ed ecco di nuovo questo luogo nella Storia. Brunetto Brunori era il comandante delle truppe Pisane accorse in aiuto della Repubblica Fiorentina capitanata da Ferruccio Ferrucci. L’assedio di Firenze era durato due anni, con molti morti da entrambe le parti, e l’epilogo, la battaglia di Gavinana, fu ancora più sanguinoso, un tripudio cinquecentesco di tradimenti e infamie.
Brunetto, dopo una giornata di furiosi combattimenti, nonostante fosse stato colpito da una lancia che lo aveva trapassato da parte a parte, riuscì a fuggire dal campo di battaglia e, raccolta la sua famiglia (la moglie Lupa e i figli Leonetto e Nunziata) si rifugiò tra le montagne. Fu una fuga precipitosa se è vero che il 5 Novembre era già alla Madonna dell’Acero. Qui brunetto trovò rifugio e guarì: a imperituro ringraziamento fece scolpire in legno le statue di se stesso e della sua famiglia, ancora oggi conservate nel santuario ed esposte ogni estate.
Come arrivare
Il santuario della Madonna dell’Acero è ben indicato lungo la strada che da Lizzano in Belvedere sale verso le piste da sci del Corno alle Scale, rese famose dallo sciatore Alberto Tomba.
Si parcheggia vicino all’omonimo albergo, o poco più su, e si è subito al santuario.
Da qui un sentiero ben segnalato inizia a salire: è una comoda strada forestale che dopo una breve salita inizia a scendere verso il torrente. Il sentiero è largo e molto facile fino al torrente, dove ci sono anche alcune postazioni da barbecue. Da qui sono già visibili le bellissime cascate del Dardagna che in tre salti compiono quasi 200 metri di dislivello: in pochi metri di sentiero un po’ più accidentato ci si può avvicinare alle cascate, abbondanti di acqua anche nelle stagioni più secche. Nei pressi c’è un bel ponticino in legno e anche un barbecue in muratura.
Il sentiero è quasi sempre praticabile da bambini anche piccoli e si percorre in circa 40 minuti: anche in inverno, comunque, il fondo innevato è comunque ben camminabile e adatto allo slittino.
Il percorso è semplice ed alla portata di chiunque, oltre ad essere prevalentemente riparato dal sole grazie alla vegetazione.
Dove parcheggiare: Presso il Santuario Madonna dell’Acero
Autore: Giuseppe Di Tommaso
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0 Recensioni on “Cascate del Dardagna”
Luogo magico in un contesto meraviglioso. Vale ampiamente la camminata.