La chiesa di Sant’Ilario si trova citata per la prima volta in un documento del 29 gennaio 1103, riguardante alcune terre appartenenti alla stessa. Nel Duecento fu un punto di riferimento molto importante per la presenza di uno dei luoghi nei quali si esercitava l’ospitalità gratuita verso i pellegrini.
Nei secoli XI e XIII vi risedette una piccola comunità che viveva secondo la regola dei conversi del monastero della Fontana Taona, curando anche le anime dei dintorni.
Nel 1285 l’Abate di quel monastero provvide alla ristrutturazione della chiesa che nello stesso anno passò sotto l’abbazia della Fontana Taona.
L’antico oratorio di Sant’Ilario è immerso in uno splendido castagneto, circondato da un’ampia zona verde di pertinenza. È un piccolo edificio in pietra di antiche origini, testimoniate dall’abside romanico risalente al XII secolo.
Si tratta di un edificio posto lungo il cammino del Pellegrinaggio verso Pistoia, dove era custodito un dito di San Giacomo Apostolo. L’oratorio era appartenuto al sistema di ospitali che permettevano l’attraversamento dei pellegrini nella fascia appenninica ed era un tempo gestito dai monaci di Fontana Taona.
La facciata d’ingresso, coronata da piccolo campanile a vela, è caratterizzata da un portale architravato sormontato da una nicchia e da una monofora che illumina l’aula.
I fianchi dell’aula sono realizzati in pietra faccia a vista, con una stratigrafia evidente tra conci di stereometria comacina e più recenti rifacimenti. Integra è l’abside Romanica semicircolare con monofora, oggi tamponata.
Gli interni, semplici e sobri, sono scanditi in tre campate da due archi a tutto sesto sostenuti da paraste con capitelli in pietra.
All’interno nel caino absidale un affresco del cinquecentesco raffigura il Crocefisso coi Santi Ilario, Prospero, Rocco e Giovanni Evangelista, un altro Sant’Ilario della stessa mano è a sinistra dell’abside.
Il tetto è realizzato in lastre di arenaria sorretto da travetti in legno e da due archi in muratura.
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Autore: martina tarantini
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