Il giallo storico della “sedia di Attila”
Nuovi studi sulla cresta rocciosa nei pressi dell’antico borgo di Tavernola, fortificata millenni fa con un manufatto misterioso.
Di che cosa si trattava ancora non è chiaro, sono in corso studi per capire se poteva essere un punto di osservazione Etrusco o Bizantino, oppure dei resti della famosa Rocca di Panico, da sempre favoleggiata e mai individuata con precisione. Il mistero aleggia attorno all’imponente promontorio di arenaria che, risalente al miocene risulta completamente privo di vegetazione, alto circa 75 metri per una lunghezza un centinaio di metri, si erge a circa 600 metri sopra al livello del mare, nell’Appennino bolognese, a ridosso del borgo di Tavernola nel comune di Grizzana Morandi, sulla strada che porta a Pian di Setta.
Un costone di montagna scolpito a mano per ricavare gradini e spazi piani in diverse zone del promontorio, che stimolano la curiosità degli escursionisti, ma anche degli storici che si arrampicano fino in cima. La scoperta è stata fatta dal Gruppo di volontari ARCA (Archiviazione, Ricerca e Collettività dell’Appennino bolognese) con sede a Lagaro di Castiglione dei Pepoli, durante una perlustrazione hanno notato, nei pressi dell’area archeologica etrusca di Monteacuto Ragazza, questa conformazione rocciosa, completamente lavorata con scalinate, piazzole e plinti utilizzati per erigere una struttura in legno. In cima è stata identificata la più evidente piattaforma, visibile nelle foto, scavata interamente nella roccia di circa 6 metri per 3 di.
Rimane ancora da scoprire, tra le tante altre cose, se fosse una postazione di vedetta per individuare e segnalare eventuali attacchi nemici o un luogo sacro in cui si svolgevano rituali e sacrifici propiziatori.
Di sicuro, quello sperone di roccia veniva affettuosamente chiamato dalla popolazione locale “La scrana (la sedia in dialetto bolognese) di Attila” oppure “Il Buco dei Frati”. Nella roccia sono ancora chiaramente visibili i fori che accoglievano dei pali di sostegno per una tettoia di un qualche presidio militare, molto probabilmente Etrusco o Celtico.
Questa zona, nel periodo medievale, come nel “Limes Bizantino”, rappresentava il confine che dal ‘500 al ‘700 divideva l’Esarcato di Ravenna dai Longobardi.
Questa scoperta, di sicuro interesse storico ed archeologico, attira l’attenzione di molti esperti della cultura Etrusca, Celtica, turisti e gli stessi abitanti della zona su un territorio che si sta dimostrando sempre più ricco di reperti e delle tracce di queste civiltà. Si ipotizza pure che su questo sperone ci fosse la rocca dei conti di Panico, detta anche Rocca di Setta, mai individuata con precisione.
Il sito si trova all’interno di una proprietà privata e, purtroppo, non è consentita la visita alle persone non autorizzate dalla proprietà, anche a causa della pericolosità del percorso per raggiungere il luogo.
Autore: Davide Zannoni
Titolare dell'Agenzia di pubblicità e consulenza marketing Sicomunica dal 2007. Proprietario del Castello di Granaglione in Alto Reno Terme (BO). Amo la natura, la pace e la tranquillità.
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